12 - Giannozzo Manetti a Vespasiano. Roma, 17 gennaio 1456
Messer Giannozo Manetti a Vespasiano salute.
Il primo et solo de' nostri ch'io avisassi come io m'ero achoncio colla Maestà del Re fusti tu, col quale io ho volentieri comunicato tutte le mie faccende di maggiore importanza; et chosì è mia intentione di perseverare per l'avenire, benché io sia absente, per la fede et charità che io ho sempre trovata in te. Et però mi dispiace che della lettera non fusse facto quel servigio che io desideravo. Pure, poi che tu l'hai avuta, ne sono contento.
Io attendo m'abbi serbato i libri di che ti richiesi, et chosì disidero che tu satisfacci ad una voglia che m'è venuta: d'avere e testi buoni colle chiose di ragione civile et canonica. Et però t'aviso che io gli vorrei buoni et colle chiose. Ma vorrei averne a piacere, et ho caro l'aviso mi dài d'averne de' buoni nell'una facultà et nell'altra, et spetialmente di Messer Valasco. Et pertanto circa a questa parte conchiudo che tu t'ingegni ch'io gli abbi per pregio ragionevole et con qualche piacere, di che ti resterò singularmente oblighato. Et anchora vorrei che tu mi trovassi un buono scriptore. Fallo, che te ne priego.
Io ebbi molto caro che Piero pigliassi sicurtà in me nel dare commissione che si comperassino que' due volumi et di Celso et dell'Epistole ad Atticum, et secondo mi paresse si paghasse il prezo, perché disidero compiacergli in qualunche cosa possibile. Et però incontanente che Giovanni Tornabuoni mi fece l'ambasciata per sua parte, andamo alla bottega di Giovanni et di Francesco cartolai, et trovamo che non haveva l'Epistole, ma sì el Cornelio, et era a vedere da chi ne dava ducati 18. Facemo si riebbe. Et non ne volendo meno che ducati 22, me n'achozai con Matteo Baroncegli che n'ha la cura di vendergli, et ridussilo a ducati 20 di camera, et così s'è comperato.
Et benché paia un poco caro, nientedimeno il volume e di qualità che gli è bello et buono et vagli. Et tanto cerchamo et tanto investigamo dell'Epistole, che noi le trovamo nelle mani d'Ambruogio Spannochia, che l'ha <a> pegno dall'Arcivescovo di Spalatro nipote che fu del Vicecancelliere; et non si possono vendere sanza sua licentia. Et benché di tutto et Giovanni et io n'avisiamo Piero, nientedimeno mi pare utile che tu gli riferisca quanto in questo capitolo si contiene.
A' piaceri tuoi. Che Christo di mal ti guardi.
In Roma, adì 17 di gennaio 1455