17 - Vespasiano a Piero de' Medici. Firenze, 19 aprile 1458

Clarissime atque eloquentissime Vir, post recomendatione premissa et cetera.

Egli sono più dì ch'io avevo finita la prima Decha e solo mi restava a choprilla. Avevo fatti tigniere cierti chordovani e non mi erano riusciti a mio modo; e per questa cagione avevo detto a Gentile faciessi venire una di quelle erano a Chafagiuolo. Avevami detto fallo; siché bisognia, se vvoi volete si finischa, facciate abbi detta pelle, che ggià l'arei finita, avendola aùta.

Il Prinio attendo ognindì ser Benedetto me lo mandi. Questo è qui, è quasi miniato e del chontinovo si fa. Credo sarà finito della settimana che viene, e subito <che> l'arò, lo finirò di tutto quello ho a ffare.

Le Vite il simile si seguitano chon grandissima dificultà che cc'è <a> avere questi benedetti exenpri; niente di mancho ne fo ogni chosa che non si abbia a stare, e che questo libro abbi expeditione. Aspettone da Ferara tre da Guerino che mmi manchavano, che mmi dicie avelle fatte scrivere, e che lle rischontra, e subito <che> saranno finite le manderà.

Alamanno attende a traducere quella d'Agis e Cleomenes, ed hanne fatto parte; dicie in su il principio fu dificile, ora è facilissima, e che ll'arà fatta il più presto fia possibile.

Se niente altro ho a ffare vi piaccia, avvisatemene e farollo di buona voglia. Ad voi mi rachomando.

In Firenze, adì 19 d'aprile 1458.

Vespasiano di Filippo cartoraio

[a tergo]

<Clarissimo at>que eloquen<tissimo viro> Piero di Chosi<mo de' Medi>ci maiori suo <honorando>.

Lettera 17

Autografo. Cfr. anche lettera 18 e lettera 19

"Piero di Chosi<mo de' Medi>ci"

Piero de' Medici è uno dei principali committenti, assieme al padre Cosimo, di Vespasiano.

"prima Decha"

Decadi di Tito Livio (in tre volumi: Laur. Plut. 63, 10-12). È l'attuale Laur. Plut. 63, 10, con in calce la nota di possesso "Liber Petri de Medicis Cosme filii" (cfr. Cagni, Vespasiano, p. 139, n. 2). I tre manoscritti liviani furono tutti copiati, come apprendiamo dalla lettera successiva, da Piero Strozzi (cfr. anche lettera 18 e lettera 19 per la III e la IV Deca).

"choprilla ... chordovani"

Coprirla, nel senso confezionare la coperta di pelle. “Chordovani” si riferisce al tipo di pelle, il cuoio prodotto a Cordova.

"Gentile"

Gentile de' Becchi, pedagogo di Lorenzo il Magnifico e poi vescovo di Arezzo (cfr. Cagni, Vespasiano, p. 139, n. 3).

"Chafagiuolo"

Cafaggiolo. Residenza campana della famiglia de' Medici.

"Prinio"

Plinio, Storia naturale. Attuale manoscritto Laur. Plut. 82,3 (cfr. Cagni, Vespasiano, p. 140, n. 1). Cfr. anche lettera 18.

"ser Benedetto"

Si tratta, con ogni probabilità, di Bendetto Strozzi, cui Vespasiano ha tracciato un profilo nelle Vite (p. 967 [II, 423]). Dice di lui Greco: "letterato e amanuense, possedette un notevole numero di libri e fece parte del circolo dei copisti alle dipendenze di Vespasiano" (Vite, [II, 423, n. 1]). Il Cagni legge "per" Benedetto ma si veda Garzelli per l'opportuna lettura di "ser". Per "Ser Benedetto" cfr. De la Mare, New research, p. 433. Sulla vita di Benedetto Strozzi si veda anche Viti, pp. 75-177.

"Questo è qui"

Fa riferimento ad un secondo volume di Plinio già in possesso di Vespasiano. Si tratta dell'attuale Laur. Plut. 82,4 copiato non da Benedetto ma da Piero Strozzi, probabilmente per Giovanni de' Medici, e acquisito da Piero dopo la morte del fratello nel Novembre del 1463 (cfr. De la Mare, New research, p. 570).

"Vite"

Vite di Plutarco. È da condividere la posizione della De la Mare che sostiene non si tratti degli attuali Laur. Plut. 65, 26-27, come invece è generalmente creduto da quasi tutti gli studiosi, ma di un'altra copia delle Vite plutarchee, recante l'ex-libris di Piero de' Medici: il manoscritto Montpellier, Faculté de Médicine H 106, esemplato da uno scriba che copiò la maggior parte dei manoscritti noti per Piero (New research, p. 570). I due Plutei sono stati infatti riprodotti da Piero Strozzi, mentre il copista delle Vite procurate a Piero de' Medici da Vespasiano è un tal Marco (cfr. lettera 18), menzionato anche dalla De la Mare (New research, pp. 435-436). Del codice di Montpellier la De la Mare (New research, p. 570) ipotizza esistessero due volumi e che il secondo, contenente le traduzioni di Guarino e del Rinuccini menzionate nella lettera (cfr. infra), sia andato perduto.

"benedetti exenpri"

La difficoltà nel reperire esemplari delle Vite di Plutarco è giustificata dallo stesso Vespasiano, che si è dovuto infatti rivolgere a due illustri umanisti, Guarino Veronese ed Alamanno Rinuccini, ed è in attesa delle copie dei codici evidentemente promessegli (cfr. infra).

"Guerino"

Guarino Veronese è autore, fra le altre cose, di una traduzione di alcune Vite di Plutarco (per cui cfr. Giustiniani, p. 20, n. 1 e ai nn. 4a, 7b, 9ab, 13ab, 15b, 19ab, 21a). Tre sono le biografie plutarchee che Vespasiano dice di stare aspettando. Della corrispondenza fra Guarino e Vespasiano non ci è rimasto nulla, ma qualche informazione in più è possibile desumere da una lettera dello stesso Guarino a Piero de' Medici, inviata da Ferrara il 16 novembre, probabilmente sempre del 1458 (ed. Campana, Una lettera, pp. 171-178). In questa lettera Guarino parla, oltre che della vita di Filopemene, di quelle di Agesilao, Demetrio, Alcibiade come delle Vite che avrebbe dovuto inviare a Vespasiano e che lo stesso umanista stava ricercando dappertutto. Interessante in quanto, fatta eccezione per la traduzione di Filopemene (Giustiniani, 9a), non sono note traduzioni guariniane di queste Vite. È possibile supporre che Guarino non sia stato in grado di portare a compimento le altre tre, in quanto non potè reperire gli esemplari. Se nel codice delle Vite per Piero de' Medici è possibile riscontrare la traduzione guariniana della coppia Filopemene-Flaminino le tre biografie sopra citate appaiono in nuove traduzioni: Alcibiade e Demetrio di Donato Acciaiuoli e Agesilao di Alamanno Rinuccini. Possiamo dunque ipotizzare che Vespasiano commissionò ai due amici umanisti la traduzione, al fine di portare a termine il lavoro sulle Vite plutarchee promesso a Piero. La traduzione dell'Acciaiuoli, dedicata a Piero, fu conclusa non oltre il 1459 (Giustiniani, 4b e 23a) e il Rinuccini portò a termine il suo lavoro nel 1462, dedicandolo a Lorenzo de' Medici (Giustiniani, 18a2).

"Alamanno"

Alamanno Rinuccini, figura di rilievo nella cultura e nella politica fiorentina del Quattrocento, fu un grande sostenitore della Signoria Medicea.

"Agis e Cleomenes"

Il Rinuccini concluse la sua traduzione della coppia di Vite plutarchee di Agide e Cleomene l'11 settembre del 1458 e la dedicò allo stesso Piero de' Medici (cfr. Giustiniani, 12a). Secondo la De la Mare non si tratterebbe della traduzione presente nel Laur. Plut. 65, 26 ma del perduto secondo volume Montpellier, Faculté de Médicine H 106.