Possiamo quindi associare ad ogni stringa identificata nel documento con
Un primo passo verso l'interoperabilità è quello di collegare l'URI definito internamente con l'identificatore univoco stabilito in altri progetti. Relazionando il nostro URI all'identificatore utilizzato in altri progetti (come VIAF, che stabilisce le forme controllate dei nomi), è possibile far dialogare le risorse e creare collegamenti con altri sistemi standard come LCA e MARC (cfr. infra).
Allo stesso modo i codici possono essere identificati attraverso un URI e normalizzati utilizzando repertori specifici. Andranno poi ovviamente posti in relazione con le persone con le quali quei codici sono in qualche modo collegati.
In linguaggio formale possiamo esprimere questi concetti come relazioni attraverso i seguenti asserti:
Anche i termini tecnici, dotati di un URI, andranno normalizzati e posti in relazione con i codici a cui si riferiscono.
In linguaggio formale possiamo esprimere questi concetti come relazioni attraverso i seguenti asserti:
Il framework RDF, come mezzo per esprimere asserti, associato all'ontologia quale concettualizzazione formale di un dominio, sono strumenti utili per la rappresentazione della conoscenza implicita dell'editore critico.
Costruire un'ontologia significa non solo usare linguaggi formali, ma anche stabilire classi, definire proprietà nella forma dei predicati, ed esprimere valori associati a quelle proprietà, rispetto al dominio di analisi. Nell'edizione le tre categorie sulle quali abbiamo ragionato (persone, termini tecnici e codici manoscritti) sono tre possibili classi di un'ontologia di dominio, dotate di proprietà (i predicati) e relativo valore (gli oggetti). Ogni istanza della nostra classe identificata in modo univoco (il soggetto identificato attraverso URI) intrattiene relazioni di varia natura (le proprietà che diventano predicati), con altre istanze (i valori delle proprietà che diventano oggetti), i quali possono essere dei valori letterali o a loro volta delle entità dotate di identificativi univoci (vedi asserti nella sezione precedente). Passiamo quindi dall'edizione come classificazione e categorizzazione degli elementi annotati (il markup) alla rappresentazione di concetti (l'ontologia) che trasformano il testo in una base di conoscenza.
Il passaggio dall'elemento marcato alla classe a cui un'entità può afferire, consente una generalizzazione del dominio semantico di appartenenza. La costruzione di relazioni fra le classi permette di realizzare un modello astratto su cui basare il recupero di informazioni sotto forma di dati semi-strutturati. Si potrà interrogare la mia edizione alla ricerca di concetti: chi è il possessore di un certo manoscritto?
Ma un'edizione non è conoscenza fino a quando rimane isolata ('siloed') e fino a quando non è in grado di dialogare con altre edizioni. Due sono quindi gli aspetti che ci interessano. Come trasformare l'edizione in un sistema interoperabile e come far dialogare l'edizione con il Web.
Scegliere predicati ontologici ad hoc per il tipo di progetto limita l'interoperabilità. Per garantire massimo interscambio dell'edizione, sono state riusate le principali ontologie esistenti nel dominio umanistico (in particolare dell'editoria). DCterms, le SPAR Ontologies e HiCO sono alcune fra le ontologie che si stanno studiando per stabilire forme di dialogo e di condivisione.
Ma l'informazione interna, rappresentata attraverso il markup, e l'informazione esterna, rappresentata attraverso RDF, devono poter dialogare anche con il mondo del Web. Se infatti persone, codici e lessico intrattengono relazioni interne al documento sono inevitabilmente anche in relazione con quanto è necessario per approfondire le istanze di ciascuna di queste categorie.
Sono quindi in fase di analisi possibili estensioni degli elementi delle descrizione e delle loro relazioni. Andranno stabilite relazioni fra l'URI interno al progetto e altri URI esistenti in altri progetti.
Nell'ambito del Web semantico, un ruolo importante ormai da alcuni anni lo hanno assunto i Linked Open Data, come progetto e strumento per la gestione di collegamenti fra risorse eterogenee. Molti linked datasets sono già disponibili e possono di conseguenza essere utilizzati in ogni progetto, cioè richiamati al fine di associare istanze dello stesso concetto. Molti URI di risorse e molte asserzioni RDF sono quindi a disposizione della comunità, con lo scopo di favorire il dialogo e lo scambio fra progetti. Rappresentare le informazioni relative alle edizioni utilizzando il meccanismo degli URI e le modalità espressive di RDF significa contribuire a popolare l'universo dei linked data sets, in una prospettiva di interscambio e interoperabilità.
L'edizione digitale diventa quindi una base di conoscenza che permette all'utente finale di reperire informazioni strutturate. Le relazioni latenti sono definite in modo formale, diventando oggetto di query.
I commenti, che l'editore mette tradizionalmente in nota, sono espressi tramite RDF e predicati ontologici. Ogni elemento annotato è identificato in modo univoco. L'edizione digitale così realizzata entra in un processo di dialogo con altre risorse digitali correlate.
L'obiettivo della creazione di una base di conoscenza è duplice: da un lato garantisce l'interoperabilità dell'edizione, aperta allo scambio con altri dataset; dall'altro dà agli studiosi uno strumento (liste di autorità espresse in modo formale e accessibili tramite URI) e un metodo (dal contenuto delle lettere all'informazione esterna e dalle informazioni esterne al testo) che possono essere utilizzati in situazioni e contesti diversi.
Barbera M., Meschini F., Morbidoni C., Tomasi F., Annotating digital libraries and electronic editions in a collaborative and semantic perspective, in Proceedings of the 8th Italian Research Conference on Digital Libraries (IRCDL 2012) - Revised Selected Papers. Communications in Computer and Information Science (CCIS) 354, Heidelberg, Germany, Springer, 2012, pp. 45-56.
F. Tomasi. Digital editions between embedded markup and external representation. A case study: Vespasiano da Bisticci's Letters, in Dall'Informatica umanistica alle culture digitali, a cura di G. Crupi, F. Ciotti. Atti del convegno in memoria di Giuseppe Gigliozzi (Roma, 27-28 ottobre 2011), Quaderni Digilab. II, Sapienza Università Editrice, Roma, 2012, pp. 201-218.
F. Tomasi. L'edizione digitale e la rappresentazione della conoscenza. Un esempio: Vespasiano da Bisticci e le sue lettere, «Ecdotica» 2012, 9 (2013), pp. 264-286.
F. Tomasi. Le edizioni digitali come nuovo modello per dati d'autorità concettuali, «JLIS.it» 4.2 (2013).