34 - Vespasiano a Leonardo di Giovanni Tolosani da Colle. Antella, 17 giugno 1479
Compare carisimo, ho la vostra letera e per quela vego fuste domenicha a Fiesole. Avendolo saputo, vi sarei venuto. Fu'vi mercoledì matina e trova'vi il Cedarno [?]. Volevo istarvi la sera; di poi Lorenzo de' Medici mandò per lui ed io me ne veni a noie un mondo ed entrato in uno <l>aberinto che vogli Idio che n'escha chon salute de l'anima e del corpo, che ne dubito asai.
Ho piacere asai avendo inteso per la letera vostra come voi andate a Vila Magna per istarvi un pezo. Farete bene a conservarvi ala famiglia vostra, che non solo n'ha bisogno, ma nicistà. Sono lo tenpi da esere savio e da antipore la propia salute a tuta la roba del mondo, che son cose non si fanno se none una volta. Piacemi che voi andiate a Sancto Marcho per la facenda di Giovanni Batista, ch'è opera pia, e il simile li facciate voi, perché la sua bontà lo merita e de' sua pari se ne truova pochi. Quando sarete a Vila Magna fate ch'io lo sappi e avisatemi se v'è Lionardo Nasi figluolo di Pietro di Lutozo, perché sendovi no<n> volendo tornare li sarà a concerto da lui.
Io non so quelo s'abbi a esere de' fatti nostri, vedendo venire contra di noi tanta persecutione tuta fondata in su' pecati e manchamenti nostri; e perseverandovi drento come facciamo, non so quelo si sia da sperare, se none male, perché non si rimovendo la causa dificilmente si posono rimuovere gl'efetti. L'onipotente Idio ci tenga le sue santisime mani in capo e non guardi alle nostre iniquità né a' pechati nostri, ma volti verso di noi la sua solita misericordia.
Pierfilippo mi dise come mona Gostanza e que' garzoni ragionavano d'andare a marito, ma che se ne maravigliava e no<n> gli piaceva punto. È partito che bisognava pensare inanzi l'avesino preso.
Adì 17 di g<i>ugno 1479.
Vespasiano
[a tergo]
Compatri carisimo Ser Lionardo di Giovanni da Chole.
In Firenze