22 - Piero Acciaiuoli a Vespasiano. Roma, 23 maggio 1463
Piero Acciaiuoli a Vespasiano salutem dicit.
Vespasiane carissime et cetera. Io ho la tua de dì 14 di Maggio et sonmi gratissime le nuove mi scrivi. Io di qua non ho che advisarti di nuovo, se non che ne' dì passati si fece uno degno acto et solemne. Nostro Signore mandò per tutti e Cardinali et per tutti gli ambasciadori et per molti vescovi et prelati et per gli auditori di Ruota; et facto sedere ogni huomo a' luoghi sua, e' venne parato in pontificale. Di poi fece chiamare gli ambasciadori Aquilani, ai quali, inginochiatisi nel mezzo di quella congregatione, disse che stessono a udire alchune cose che sarebbono lecte loro, et di poi lui direbbe la sua intentione.
Lèssesi uno processo et sententia, nella quale principalmente si conteneva e capitoli facti della triegua, et apresso e capitoli ch'eglino avevano del bestiame loro colla doghana di qui.
Di poi si mostrò che per molte cose, le quali havevano facte dal tempo si fece la triegua in qua, et di poi ebbono la sicurtà et capitoli della doghana, che avevano rocti decti capitoli per riceptare il Conte Joanni per dare favore a' nemici della Chiesa; per le quali cose erano rebelli et perduta ogni sicurtà. Et fece mettere in su decto processo le ragioni che loro potrebbono alleghare in contrario et dubij si potevano muovere, et tutti li mandò per terra, et solvè qualunche cosa si potesse opporre. Di poi fece leggere la sententia degli auditori di Ruota, i quali, examinato tutte queste cose, havevano giudicato essere perduto il bestiame loro, et appartenersi et doversi confiscare alla Camera Apostolica. Et domandò gli auditori di Ruota, e quali erano presenti, se s'accordavano a questo giudicio, et tutti affermorono di sì.
Facto questo, Nostro Signore parlò et disse: «Voi havete inteso la sententia che con diligente examina hanno data gli auditori di Ruota; et il giudicio loro non è giudicio volgare, ma è quello che giudica universalmente tutti e Christiani. Et secondo la giustitia, il bestiame come vedete è della Camera Apostolica. Et sono molte ragioni m'exortano che lo debba seguitare questa via della giustitia, et dall'altra parte ce n'è molte mi flectono alla misericordia.
Quelle mi muovono, mi exortano, m'incitano alla giustitia sono queste: la superbia et ignorantia vostra, che non vi ricordate che voi siete subditi di Sancta Chiesa, licet mediate, et dovete obedire a quella et a' Principi ch'ella vi prepone. Et voi havete facto l'opposito a questo, che vi siete levati contro a quello che intendete ch'è il volere di Sancta Chiesa, et ribellatovi da quello ch'ella ha coronato Re, contro il quale siete proceduti con dare continuamente vettovaglie et ricepto a' nimici sua et colle facultà vostre et etiandio col proprio sangue. Muoveci anchora la vostra ingratitudine a dovere seguitare questa sententia et giustitia, peroché voi non vi ricordate di molti grandi et excellenti benefici ricevuti da Sancta Chiesa, et molti se ne potrebbono riducere a memoria. Ma basti solo ricordarvi questo: che l'aiuto et favore di Santa Chiesa vi liberò dalla obsidione della fame et dalla servitù del crudelissimo et superbissimo capitano di Braccio; et non fu Casa di Colonna quella vi liberò, ma fu Sancta Chiesa: come se al presente vi liberassimo noi, non sarebbe la Casa de' Piccoluomini, ma sarebbe Sancta Chiesa. E' vi si può etiandio arricordare perché già veggiamo l'avete messo in oblivione che fumo contenti l'anno preterito levar via l'exercito nostro et rimettervi ogni errore commesso. Et pertanto questa vostra ingratitudine et ignorantia, come ho decto, ci muove a ffare giustitia. Dall'altra parte <siamo> indocti alla misericordia, havuto rispecto principalmente a questo Solio, et apresso a quello sia conveniente del Pontificato, et volendo oltr'a questo imitare la consuetudine de' mia predecessori.
Et pertanto, considerando più quello che è conveniente di noi, che quello che meriterebbono gli errori vostri et quelli havete ficto pel passato, et i proximi che animosamente havete facto inverso di Sermona; et havuto rispecto a quello vostro popolo, el quale sappiamo che non volontariamente trascorre in questo errore, perché di loro natura e popoli sono buoni, ma sono sforzati da li scandalosi et turbatori di pace et di quiete; mossi adunque da queste cagioni, siamo contenti usare la clementia et misericordia Verso il popolo vostro, et rimettervi, donarvi et liberarvi il bestiame vostro, sperando che per l'avenire qualche volta seguiterete il vero lume. Et quando pure volessi perseverare nella iniquità et pertinacia vostra, coll'aiuto dell'Altissimo Idio aspecterete la punitione et correptione di Sancta Chiesa».
A queste parole rispuosono gli ambasciadori Aquilani sotto brevità, ringratiando la Sanctità Sua. Fu acto degno, respecto alla presentia et celebrità di molti prelati et signori et apparato pontificale, et rispecto alla oratione di Nostro Signore che fu molto elegante.
Di qua non ho d'avisarti altro. Circa alla faccenda mi scrive Pandolfo, li risponderò per una mia domane a pieno. Il Re doveva uscire in su' campi di questa septimana et andare nel contado di Sexa. Io studio con diligentia quello ho a ffare, ma questa si chiama Corte et è lungha, et cominciaci a esser caldo et assai polvere.
Il Papa va domane a Albano a stare col Camarlingho, il quale ha messo a ordine in modo sarebbe abastanza a uno di quelli imperadori antichi, et facto camere et stanze di frasche et di fiori. Et dell'argenteria et altri apparati non ti dico nulla! Stimo andarvi una sera, et tornerommi in Tusculano al luogo di Niceno. Et né altro.
De' facti d'Alberto scriptore mai mi rispondesti nulla, né tu né ser Griso.
Ex Urbe, 23 maij 1463.