14 - Giannozzo Manetti a Vespasiano. Napoli, 14 dicembre 1456

Messer Giannozo Manetti a Vespasiano salute.

Poiché ne' giorni passati ti scripsi del gran fragello d'uno spaventevole et inusitato tremuoto, che sabato a dì 4 di questo, di nocte, in su 11 hore, apparì in gran parte di questo paese, con tanti danni di rovine di case, di palagi, di chiese, di sobissamento di terre, di castella et di città, et con grandissima occisione d'huomini, ricevetti la tua con la 'nformatione de' gesti del nostro messer Giannozo Pandolfini. Et inteso la voglia tua et la richiesta mi fai dello scrivere oratione funebre, ti lodo et commendo della singulare affectione portasti a' costumi et alle virtù sue.

Et perch'io mi trovo in simil grado d'affectione, sono contento pigliarne la faticha dello scrivere, sì per sodisfare al debito della affectione gli portavo, sì anchora per compiacerne a te, considerando la maniera della richiesta me ne fai. Et però ho avuta chara la informatione mandatami.

Ma perché sono cose da scriverle con qualche dignità, altrimenti farebbono il contrario effecto al disegno se ne fa, vorrei m'avisassi di due cose intra l'altre: la prima, del tempo che nacque; et la seconda, del nome della donna sua; et chosì anchora se ti paresse avere lasciato indrieto cosa alchuna degna di memoria. Et incontamente ch'io n'arò la 'nformatione, in forma tale te la manderò scripta, ch'io credo mostrare a te et a qualunche altro la singularità dell'affectione gli portavo, come per experienza vedrai.

A' piacer tuoi. Che Christo di mal ti guardi.

In Napoli, adì 14 di dicembre 1456.

Giannozzo Manetti

Per il Manetti cfr. lettera 6.

"tremuoto"

Cfr. lettera 13.

"Giannozo Pandolfini"

Figlio di Agnolo (cfr. Vite, p. 814 [II, 261]), morì il 20 novembre 1456 e fu riposto nella Badia Fiorentina, ove ancor oggi si vede il suo importante monumento sepolcrale (cfr. Cagni, Vespasiano, p. 137, n. 1). "Pandolfini" è parola aggiunta al margine da Alessandro di Pierfilippo Pandolfini, al quale il codice apparteneva.

"oratione funebre"

Il Manetti compose l'orazione funebre per il Pandolfini, che nel maggio 1457 era già arrivata a Firenze (cfr. L'esemplare di dedica è perduto. Ne possediamo una copia seicentesca (ms. Ricc. 3903). Cfr. Cagni, Vespasiano, p. 137, n. 1.