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La lettura de La monaca di Monza, nella prima ampia stesura di Fermo e Lucia, suggerisce, ancor più della lettura dei Promessi Sposi (o per meglio dire a conferma di quella), l'accostamento di Flaubert di Madame Bovary al Manzoni.

I due autori più spietati nella rappresentazione della vita.

Quel frugare che il Manzoni fa nell'animo umano, in ogni sua piega, nel lungo il cammino che porta all'errore, al «fallo», alla perversione e al delitto, fa soffrire .

Flaubert dice di sè che in lui, letteralmente letterariamente parlando, vi è un uomo che «qui creuse et fouille le vrai tant qu'il peut, qui aime amuser le petit fait aussi puissamment que le grand...»

Flaubert, che, bambino, aveva visto suo padre, capo chirurgo dell'Ospedale di Rouen, anatomizzare i cadaveri sull tavolo di marmo, è gelido, quando fruga nei suoi personaggi. Non per nulla il solo personaggio positivo di M. Bovary è il grande chirurgo Larivière («... sarebbe passato quasi per un santo se la sottigliezza del suo spirito non l'avesse fatto temere come un demonio. Il suo sguardo, più tagliente del bisturi, scendeva dritto nell'anima, e ne scopriva ogni menzogna, attraverso tutti i pretesti e tutti i pudori»). Così il Manzoni, così il Flaubert.