-, Paolo Bufalini

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Intravvedevo la possibilità di ellenizzare i barbari, di atticizzare atticizzare Roma, di imporre piano piano al mondo la sola cultura che si sia un giorno affrancata dal mostruoso, dall'informe, dall'inerte, che abbia inventato una definizione del metodo, una teoria della politica e della bellezza.

Il sottile disdegno dei Greci, che io non mai cessato di avvertire anche dietro i loro omaggi più fervidi, non mi offendeva , lo trovavo naturale quali che fossero le virtù che mi distinguevano da essi, sapevo che io sarei sempre meno sagace di un marinaio di Egina, di un'erbivendola dell'agorà. Accettavo senza irritarmi la compiacenza un po' altera di quella razza fiera. Accordavo a tutto un popolo i privilegi che ho sempre così facilmente concesso alle persone amate.

Ma, per lasciare ai Greci il tempo di continuare l'opera loro, di portarla a compimento, erano indispensabili qualche secolo di pace, e gli ozi indispensabili, la libertà moderata che la pace consente. La Grecia contava su di noi perché le facessimo da guardiani, dato che, in fin dei conti, pretendiamo d'essere suoi padroni. Promisi a me stesso di vegliare sul Dio disarmato.

Il quaderno di Paolo Bufalini pag. 58

autore Paolo Bufalini

traduttore Paolo Bufalini