-, Paolo Bufalini

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Erano dappertutto visibili le tracce dei nostri crimini: le mura di Corinto demolite da Memmio, e, nel fondo dei santuari, le nicchie lasciate vuote in seguito alla rapina di statue organizzata durante lo scandaloso viaggio di Nerone. La Grecia continuava a vivere impoverita in una atmosfera di grazia pensosa, di limpida sottigliezza, di saggia voluttà.

Nulla era cambiato dall'epoca in cui l'allievo del retore Iseo aveva respirato per la prima volta quell'odore di miele tiepido, di sale e di resina: niente, insomma, era cambiato da secoli. La sabbia delle palestre era sempre bionda come in antico. Fidia e Socrate non le frequentavano più, ma i giovani che vi si esercitavano rassomigliavano ancora al delizioso Carmide.

A volte mi sembrava che lo spirito greco non avesse spinto alle estreme conseguenze le premesse del suo genio; restavano da raccogliersi le messi; le spighe maturate al sole e già tagliate recise erano poca cosa accanto alla promessa eleusina del grano nascosto in quella bella terra.

Persino presso i miei selvaggi nemici, i Sarmati, io avevo trovato alcuni vasi dalla linea pura, uno specchio adorno d'una immagine di Apollo: barlumi di Grecia simili a un pallido sole sulla neve.

Il quaderno di Paolo Bufalini pag. 58

autore Paolo Bufalini

traduttore Paolo Bufalini