Gli annali, Paolo Bufalini

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Dopo di ciò le suppliche del Senato si riversarono su Tiberio.

Questi andava volubilmente discorrendo della grandezza dell'impero e della pochezza sua: — Solo il genio del divino Augusto (egli diceva) aveva potuto sostenere tanta mole.

Quanto a sé, chiamato da lui a partecipare alle cure del governo, per esperienza s'era reso bene conto quanto arduo fosse quanto soggetto alle vicende della fortuna il peso il peso di reggere la somma del potere. In un paese che su tanti uomini eccellenti poteva contare, badasse il Senato a non rimetter tutto nelle mani di un solo; meglio avrebbero più persone, riuniti i loro sforzi, provveduto alle cure dello Stato.

Senonchè in codesti discorsi vi era più di ostentazione che di sincerità. In Tiberio la parola era sempre o per natura o per abitudine anche quando egli non mirasse di proposito a tener celato il proprio pensiero, riservata (reticente) e oscura: ora, poi, che proprio a tener nascosti nel profondo i suoi pensieri intendeva, tanto più il suo dire si avviluppava equivoco nell'ambiguità.

12.... Abbassandosiprostrandosi il Senato alle suppliche più servili...

Il quaderno di Paolo Bufalini pag. 57

autore Paolo Bufalini

traduttore Camillo Giussani