Funere mersit acerbo
O tu che dormi là su la fiorita
Collina tòsca, e ti sta il padre accanto;
Non hai tra l'erbe del sepolcro udita
Pur ora una gentil voce di pianto?
È il fanciulletto mio, che a la romita
Tua porta batte: ei che nel grande e santo
Nome te rinnovava, anch'ei la vita
Fugge, o fratel, che a te fu amara tanto.
Ahi no! Giocava per le pinte aiole,
E arriso pur di visïon leggiadre
L'ombra lo avvolse, ed a le fredde e sole
Vostre rive lo spinse. Oh, giù ne adre
Sedi accoglilo tu, ché al dolce sole
Ei volge il capo, ed a chiamar la madre.
Il quaderno di Paolo Bufalini pag. 81