Odi barbare, Alla stazione in una mattina d'autunno, 1–24, Giosuè Carducci

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Alla stazione in una mattina d'autunno Oh quei fanali come s'inseguono accidïosi là dietro gli alberi, tra i rami stillanti di pioggia sbadigliando la luce sul fango! Flebile, acuta, stridula fischia la vaporiera da presso. Plumbeo il cielo e il mattino d'autunno come un grande fantasma n'è intorno. Dove e a che move questa che affrettasi a' carri foschi, ravvolta e tacita gente? A che ignoti dolori o tormenti di speme lontana? Tu pur pensosa, Lidia, la tessera al secco taglio dài de la guardia, e al tempo incalzante i begli anni dài, gl'istanti gioiti e i ricordi. Van lungo il nero convoglio e vengono incappucciati di nero i vigili, com'ombre; una fioca lanterna hanno e mazze di ferro: ed i ferrei freni tentati rendono un lugubre rintócco lungo: di fondo a l'anima un'eco di tedio risponde doloroso, che spasimo pare

Il quaderno di Paolo Bufalini pag. 80

estratto da Odi barbare

autore Giosuè Carducci