L'alba vinceva l'ora mattutina
che fuggia innanzi, sì che di lontano
conobbi il tremolar della marina.
Noi andavam per lo solingo piano,
com'uom che torna alla smarrita strada,
che infino ad essa gli pare ire invano.
Quando noi fummo dove la rugiada
pugna col sole, e, per essere in parte
dove adorezza, poco si dirada,
ambo le mani in su l'erbetta sparte
soavemente il mio maestro pose:
ond'io, che fui accorto di sua arte,
porsi ver lui le guance lacrimose;
ivi mi fece tutto discoperto
quel color che l'inferno mi nascose.
Venimmo poi in sul lido diserto,
che mai non vide navicar sue acque
uom, che di ritornar sia poscia esperto.
Quivi mi cinse sì come altrui piacque:
oh, maraviglia! Chè qual' elli scelse
l'umile pianta, cotal si rinacque
subitamente là onde la svelse.
Il quaderno di Paolo Bufalini pag. 74