Inni sacri, Il nome di Maria, 1–36, Alessandro Manzoni

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Tacita un giorno a non so qual pendice Salia d'un fabbro nazzaren la sposa; salia non vista alla magion felice D'una pregnante annosa; E detto salve a lei, che in reverenti accoglienza onorò l'inaspettata, Dio lodando esclamò: tutte le genti Mi chiameran beata. Deh! con scherno udito avria i lontani Presagi allor l'età superba! Oh tardo Nostro consiglio! Oh degli intenti umani Antiveder bugiardo! Noi testimoni che alla tua parola Obbediente l'avvenir rispose, Noi serbati all'amor, nati alla scola Delle celesti cose, Noi sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne L'alta promessa che da Te s'udia,- Ei che in cor la ti pose; a noi solenne E' il nome tuo, Maria. A noi Madre di Dio quel nome suona: Salve, beata: che s'agguagli ad esso Qual fu mai nome di mortal persona O che gli venga appresso. Salve beata: in quale età scortese Quel sì caro a ridir nome si tacque? In qual dal padre il figlio non l'apprese? Quai monti mai, quali acque Non l'udiro invocar? La terra antica non porta sola i templi tuoi, ma quella che il Genovese divinò, nutrica i tuoi cultori anch'ella. in che lande selvagge, oltre quai mari Di sì barbaro nome fior si coglie, Che non conosca dei tuoi miti altari Le benedette soglie? ....

Il quaderno di Paolo Bufalini pag. 10

estratto da Inni sacri

autore Alessandro Manzoni